Bali “certifica”: un Green Pass è per sempre

Bali “certifica”: un Green Pass è per sempre

21/11/2022 Off Di   Gianluca Kamal   In   Officina   

L’ultimo vertice del G20 svoltosi a Bali, più che per le dichiarazioni d’intenti o per le proposte (non) avanzate da capi di Stato e di governo per affrontare i drammi della contemporaneità, sarà ricordato, almeno da noi, per la malinconica vicenda della figlia di Giorgia Meloni compresa nel “seguito” ufficiale della premier. Un “non fatto” che lasciamo volentieri ai dottissimi vomiti d’odio di qualche vecchia penna liberal-progressista. Il risultato politico uscito dall’indonesiana riunione dei potenti , in termini di soluzioni pensate per i grandi problemi che affliggono le nazioni nell’attuale contingenza storica, può dirsi nullo. Il conflitto in Ucraina, per esempio? I leaders “riconoscono che il G20 non è il luogo per risolvere questioni di sicurezza”, pur non sottraendosi ça va sans dire ad una generica condanna della guerra che comunque vede la Russia come indubbia colpevole. Viene quindi da chiedersi cosa rappresentino in realtà questi forum, quali gli scopi, gli obiettivi, l’influenza da essi esercitata se proprio ad essi, come ci precisano, non vengono attribuite funzioni di mediazione. Se per gli Stati partecipanti pare quindi essere poco più di una semplice vetrina dell’apparenza, alcuni soggetti privati potrebbero invece averne compreso l’utilità. Ecco quindi comparire, in alcuni scatti ritratto in abiti tradizionali indonesiana in stampa batik, l’ingegnere più intraprendente e…ingegnoso dei nostri tempi: Klaus Schwab. Perché il fondatore del World Economic Forum (un privato cittadino, ad ogni modo) pari fra i pari in un consesso internazionale di capi politici rappresentanti di volontà sovrane (!)? Il mistero s’infittisce pensando al fatto che il Nostro abbia avuto per sé l’intera platea in occasione di un discorso tenuto durante il summit, confermando dunque l’ascendenza di quest’individuo su molti dei rappresentanti intervenuti in quei giorni. Ed ecco che proprio la presenza, certo non “inosservata” malgrado i lesti fact-checker tentino di macinare prove a supporto della sua assenza, dell’ingegnere tedesco potrebbe aver giocato un ruolo nella stesura della dichiarazione finale del G20, in particolare laddove ci si riferisce al Covid-19 definita come una “pandemia non terminata” (punto 19). Si parla della necessità di “rafforzare la sorveglianza globale” al fine (sempre nobilissimo) di prevenire e contrastare l’insorgere di future emergenze sanitarie a proposito delle quali, dalle parti di Davos o di Seattle, i bookmakers non accettano più scommesse data la certezza (programmata) del loro arrivo “inevitabile”.


Ma si sa, è nei dettagli che si nasconde il demonio. Un po’ come quando, leggendo il bugiardino incluso nella confezione di un farmaco o le condizioni contrattuali proposte da una banca, gli elementi più importanti da conoscere (gli effetti avversi nel primo caso, le penali da usura nel secondo) riescono quasi impossibili da decifrare, quando si riesce a trovarli. Ed è proprio tra le righe della pomposamente vuota dichiarazione finale che troviamo il fatidico riferimento al Green pass: “Riconosciamo l’importanza di standard tecnici condivisi e metodi di verifica per facilitare i viaggi internazionali senza interruzioni, l’interoperabilità e il riconoscimento di soluzioni digitali e non digitali, inclusa la prova delle vaccinazioni”. Concetto diviene più esplicito dove si indica “nel successo avuto dagli standard esistenti e dai certificati digitali COVID-19” la risposta esemplare dinanzi alle future pandemie.


Il progetto globale di tracciamento e sorveglianza, dunque, procede spedito. Questo nonostante persino l’OMS, con una sua pubblicazione sull’implementazione della documentazione digitale dei certificati COVID- 19 uscita nell’agosto 2021, abbia affermato che “un pass sanitario basato esclusivamente sullo stato vaccinale individuale può aumentare il rischio di diffusione di malattie infettive”. Ma evidentemente, firmando senza eccezioni la dichiarazione finale sfornata dal Gran Galà d’Indonesia, il sentiero neototalitario pare essersi definito con chiarezza.

Firmato senza eccezioni, dicevamo. Compreso il neo presidente del Consiglio italiano, già dimentica dei roboanti “altolà!” lanciati in campagna elettorale rispetto a qualsiasi ipotesi di reintroduzione di tessere verdi o di altra gradazione. Ma questo è un altro discorso. O forse, è il discorso di sempre.