“Chi per la Patria muor, vissuto è assai”. In volo con Adriano Visconti / parte I

“Chi per la Patria muor, vissuto è assai”. In volo con Adriano Visconti / parte I

21/01/2022 Off Di   Redazione   In   Officina   

a cura di Cristina Di Giorgi

Nato l’11 novembre 1915 da Galeazzo Visconti di Lampugnano e Cecilia Dall’Aglio, Adriano ha vissuto la sua infanzia a Tripoli, dove ha respirato fin da bambino patriottismo e amore per l’Italia. Dopo aver portato a termine con successo gli studi, essendo appassionato di aerei e di volo nel 1935 chiede ed ottiene di essere ammesso alla Regia Accademia Aeronautica di Caserta come allievo ufficiale. I suoi insegnanti lo descrivono come un ragazzo dal “carattere franco e leale. Esuberante. Corretto” che “si applica proficuamente allo studio”, con un’indole “generosa e intransigente insieme” che “lascia intravedere la tempra di un combattente coraggioso, ostinato e poco incline al compromesso”.

Uscito dall’Accademia con ottimi voti, nel 1939 ottiene la qualifica di pilota militare e subito dopo viene assegnato, con il grado di sottotenente, al 50° Stormo Assalto. Il 2 ottobre 1939 compie il primo volo, al quale seguono vari mesi di addestramento.

Nel frattempo la situazione internazionale è degenerata: nel settembre 1939 è infatti scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, nella quale l’Italia entra il 10 giugno 1940. Pochi giorni dopo (il 16 giugno), Adriano viene trasferito alla 23° Squadriglia del 2° Gruppo Aviazione Presidio coloniale, incaricata di pattugliare le linee di confine con compiti di sorveglianza e ricognizione. In questo periodo Visconti, per maturata anzianità di servizio, viene promosso tenente.

Già durante le prime missioni belliche il giovane aviatore dimostra coraggio e dedizione. E si merita una prima decorazione al Valore Militare: una medaglia di Bronzo. Poco dopo arriva per Visconti l’ordine di tornare al 50° Stormo d’assalto, in forza al quale riprende i voli di guerra e si distingue per intraprendenza e valore, meritandosi una seconda medaglia “sul campo”, questa volta d’Argento.

Nel frattempo la base del Gruppo in cui opera Visconti viene trasferita a Tobruk, da dove partono numerose missioni, condotte sempre con astuzia e coraggio nonostante diversi problemi (scarsità di risorse materiali e incremento dell’aggressività e frequenza delle incursioni nemiche).

In questo difficile contesto il comportamento di Adriano Visconti risulta esemplare, al punto che i suoi superiori lo propongono per una nuova decorazione al Valore, una medaglia d’Argento.

All’inizio del 1941 il giovane tenente viene trasferito alla 76° Squadriglia del 7° Gruppo Caccia terrestre, dove ha modo di esprimere meglio il suo spirito libero ed aggressivo, le sue abilità tecniche e il suo coraggio. A metà dicembre dello stesso anno passa alla 86° Squadriglia, alla quale erano stati assegnati due apparecchi opportunamente modificati per la ricognizione fotografica. Il 1941 si conclude per Adriano con un bilancio di 115 ore di volo, di cui più di 72 in operazioni belliche.

L’impegno del giovane aviatore prosegue nel 1942. In tale anno, tra le altre operazioni effettuate, risulta particolarmente rilevante la cosiddetta “battaglia di Mezzo giugno”, iniziata il 14 di quel mese e proseguita per un paio di giorni. Nel corso della stessa, Visconti ottiene la sua prima vittoria individuale e, per il notevole impegno profuso, viene decorato con una medaglia di Bronzo al Valore Militare.

Poco dopo (agosto 1942), Visconti nel corso di una missione di ricognizione ingaggia un furioso combattimento con quattro aerei inglesi, riuscendo ad abbatterne due e mettendo in fuga gli altri. Per tale azione viene proposto per una medaglia d’Argento al valore militare “sul campo”, che gli venne conferita.

Nel 1943 Adriano è promosso capitano (18 marzo) ed è destinato al comando 76° Squadriglia, con la quale partecipa alla campagna di Tunisia. Per le sue gesta e per il coraggio ancora una volta dimostrato, a Visconti viene conferita una nuova Medaglia d’Argento al valore militare “sul campo”.

Quando, il 7 maggio, le truppe angloamericane entrano a Tunisi, viene deciso il rientro in Patria dei pochi aerei italiani ancora efficienti. Su ognuno di essi, oltre al pilota (estratto a sorte), sale anche un passeggero. Visconti decolla per ultimo all’alba dell’11 maggio.

La sua guerra prosegue nel 150° Gruppo ed in seguito, nel luglio 1943, gli viene affidato il comando di un reparto speciale di nuova costituzione: la 310° Squadriglia Caccia Aerofotografica, con base a Guidonia. Che non manca di operare in combattimento. Inoltre, il 25 agosto, una sezione del reparto, comandata direttamente da Visconti, viene dislocata in Sardegna per compiere, operando in completa autonomia, ricognizioni su Tunisia, Algeria, canale di Sicilia e Malta.

Quando, l’8 settembre, viene annunciato che l’Italia ha firmato un armistizio, Visconti decide di rientrare alla base. Non volendo lasciare il personale abbandonato a sé stesso in Sardegna, dopo essersi consultato con i suoi uomini decide di smontare dagli aerei quanto non strettamente necessario per il volo. E fa salire, su ogni veicolo, uno o due passeggeri. Dopo un non facile volo di circa 700 chilometri, i tre Macchi monoposto atterrano a Guidonia tra lo stupore generale. Che aumenta non poco quando dagli aerei scendono ben undici persone.