Davos 2023: all’assalto dell’impossibile

Davos 2023: all’assalto dell’impossibile

16/01/2023 Off Di   Gianluca Kamal   In   Officina   

Mentre battiamo queste righe è già giunta al termine la prima giornata di lavori della 53esima edizione del World Economic Forum di scena a Davos, graziosetta cittadina delle Alpi svizzere, che quel simpatico ingegnere teutonico di Klaus Schwab ha eletto a teatro del più importante raduno internazionale annuale di illustri personalità del “mondo che decide”. Quello che in tempi normali sarebbe stato visto come una grottesca pagliacciata di nerd megalomani oggi ha pericolosamente assunto il ruolo di guida nei processi decisionali del globo. Dopo lustri di eventi passati sotto silenzio o quasi assistiamo ormai da un triennio o poco più alla “riscoperta” d’importanza e centralità di questo appuntamento fisso per le potenze globali, tra le quali non sono più da annoverare gli Stati, relegati al ruolo di modesti comprimari e passacarte di ben altri attori quali BCE, FMI, ONU, OMS, tutti intenti a “condividere preoccupazioni e soluzioni utili per lo sviluppo di una società mondiale più prospera, innovativa, sostenibile”.

Ma perchè Davos? Perchè un’organizzazione privata, il WEF appunto, capofila di una ricca èlite planetaria autoinvestitasi della missione di redimere l’umanità dai propri mali e docilmente condurla verso i lidi promessi della nuova Israele, da essa stessa immaginata e a poco a poco edificata? E’ bene cominciare da un dato oggettivo: il gregge umano ha avuto e sempre avrà bisogno di un pastore il quale, illuminato o meno, si carica del “fardello” di indicare una via, orientare il cammino, esercitando potere e influenza sulla gran massa invece deputata, dal destino, dalla storia, da una qualche oscura legge di natura, al lavoro e alla procreazione. Chi comanda, però, nel mondo? Rispondendo con una battuta del compianto Giano Accame, “comandano coloro dei quali non si può dire male”, ci avviciniamo grandemente alla verità. Comanda chi può far diventar legge o senso comune la propria volontà ed è in grado di screditare prima, vietare poi, rendere illegale o pericoloso formulare critiche o sollevare obiezioni nei loro confronti. In secondo luogo, comandare significa non riconoscere alcuna autorità superiore. Gli Stati, come abbiamo visto e vediamo, si sono letteralmente spogliati della propria potestas cedendola ad organismi sovranazionali (l’UE, lampante nel caso italiano) il cui diritto ha de facto abrogato le norme che regolano la legislazione interna.

Ma il vero bastone del comando è detenuto dai pastori della moneta. Da coloro, cioè, che creano denaro dal nulla. Ce lo ha spiegato una volta Mayer Amschel Rotschild, capostipite di una delle monarchie ereditarie senza corona assolute padrone del mondo, il quale affermò: “Permettetemi di emettere e controllare la moneta di una nazione e non mi importa chi fa le sue leggi”. Comandano loro, e le critiche, più o meno corrosive, e il rancore popolare sono deviati su governi e politici, poveri malcapitati a difesa di un sistema che nemmeno si scusa per aver sversato litri di urina sul loro capo.

Tornando a Davos e al rituale religioso (perchè di nuova religione si può parlare) che fino a venerdì 20 concentrerà ogni possibile e impossibile sforzo per consegnare a noi, poveri “mangiatori di patate”, le novelle Tavole della Nuova Normalità che verrà, quest’edizione 2023 costituisce in tutta evidenza la sublimazione dell’irrealtà che si è fatta realtà, del distopico che si è fatto prassi, del progetto palingenetico di una casta di pazzi demoniaci che non sente di avere più nemmeno Dio come avversario. Non è il metaverso ad essere sempre più vicino. E’ la ragione umana, di chi è rimasto umano, a non essere mai stata così lontana.