I giovani italiani e il voto che ti aspetti

I giovani italiani e il voto che ti aspetti

30/09/2022 Off Di   Maria Giovanna Ruffoni   In   Officina   

All’indomani dei risultati definitivi delle elezioni politiche del 25 settembre si tirano le somme e si analizzano, si interpretano, si sviscerano nelle più svariate modalità le percentuali di voto. Ad un certo punto la statistica è amica dei vinti; è arma utilizzata per parare i colpi, perché si tenta dalla parte perdente, e forse si spera, di trovare una scusante alla disfatta. Quella maggioranza assoluta non va giù a molti e quindi si punta il dito sull’elettore medio. Ci si appella chiamando l’astensionismo come il grande vincitore, che però era in partenza già certo e noto, frutto di una disillusione politica degli ultimi tempi, di una non-curanza della res publica.

È giusto analizzare la propensione al voto pre e post, mediante categorie sociodemografiche quali età, genere, istruzione e classe sociale, perché solo così si può ben comprendere lo scenario elettorale italiano. Poi, a discrezione, ci si sofferma sull’aspetto più interessante e qui noi giochiamo la carta dell’elettorato più giovane, magari alla prima volta al voto, e sicuramente, per la prima volta, gli under 25 hanno avuto la possibilità di votare per il Senato, luogo simbolicamente associato alla figura dei sapienti e anziani di una società e precedentemente votabile dai 25 anni. Come cambiano i tempi ahimè!

I “giovini”, la generazione Zeta, i millenials hanno votato e stando alle prime proiezioni hanno espresso preferenze ai partiti più “social”, i mainstream in favore di liberalizzazioni, sogni e unicorni. Sponsorizzati dai nuovi politologi tra foto e video, pagati per plagiarli. A conti fatti, hanno disertato le urne al pari degli altri, arrivando al 37%, +1% rispetto al dato generale.

Analizzando il voto per fasce d’età, il partito più votato alle urne fra i più giovanissimi sarebbe Azione-Italia viva che guadagna 10 punti sul dato nazionale dal 7,8% al 17,6%. Il connubio tra Calenda e Renzi ci fa dire solo una cosa: first reaction shock.  Renzi e Calenda apprezzati tra i più giovani, una campagna elettorale inesistente riflesso della visione critica dei votanti. Quel salario minimo, forse, ha fatto gola a tanti, ma ricordiamoci dei famosi €80 di Renzi e della super fregatura con pagamento interessi correlato a gennaio. Oppure del bonus cultura per acquistare tutto quello che non è incremento dello scibile umano. Un programma elettorale basato dunque su una continuazione dragoniana senza valori e cambiamenti. Piatta come il cervello di molti. Sciocca, senza sale come il pane toscano.

La classe 18-24 si è presentata come paladina dei diritti green, apportando anche alla Sinistra Italiana e ai Verdi sufficienti voti e forse preferenze espresse per quella parte del programma che si soffermava sulla regolamentazione ad uso personale della cannabis. Non c’è altra spiegazione o se per poter continuare gli scioperi del venerdì. Si dice così per il bene della Terra.

Non ci si stupisce di questa netta separazione tra l’elettorato giovane, per lo più istruito, e le scelte compiute in cabina elettorale tra loro e i più “grandi”.  Il nostro tempo carico di disillusione e poca capacità interpretativa si ferma a questi livelli, dove il nuovo elettore non avanza e vota ciò che ha per anni occupato indebitamente la scena politica, gettando fango e rovinando le famiglie. Vota sulla base di una campagna elettorale marcatamente anti destra e derivati, marcatamente frutto di una corrente di pensiero distaccata dalla vita reale fatta di lavoro, sacrifici e tasse. 1 giovane elettore su 5 ha dato preferenza a partiti minori in cui l’ago della bilancia pendeva sulla battaglia dell’ambiente e i diritti. Un campo di battaglia completamente sguarnito per qualsiasi offensiva con ambasciatori mediocri e scadenti che non sanno cosa vogliano dalla vita, ma vengono lodati per queste prese di posizioni. Abbandonandosi dagli eccessi giovanili ad un placido conformismo in una più mite visione del futuro fatta di monopattini elettrici e ricaricatori d’acqua, i giovanissimi osannati hanno fatto cilecca, testimoni ancora una volta di battaglie sbagliate, ma ben sponsorizzate.

Una rivoluzione senza ideali, che arranca in salita con una mancanza totale di riferimenti forti per un vero cambiamento. Questi sono i giovani elettori italiani, che non sanno perché votano, che votano partiti alternativi senza essere loro i veri originali. Che si basano sulle tendenze e non sulle loro attitudini. Elettori mediocri che desiderano il cambiamento solo per riempirsi la bocca.

La politica è passione, non asservimento. In un contesto in cui l’insoddisfazione aveva raggiunto livelli molto alti, i giovani di Italia si sono fatti promotori della ignavia, pompieri di qualsiasi spirito rivoluzionario. Incendiari solo del perbenismo e non pronti a combattere in nome non tanto della/di una Patria, quanto di un’idea. Oltre ogni fiction o parodia spacciata per intima convinzione. Viva l’Italia degli idealisti, pronti a combattere contro ogni mulino a vento che si incontra per strada. Con consapevolezza e realismo. Senza inutili e patetici torcicolli e con occhi e cuore rivolti al futuro.