I soldi arabi, l’ignavia europea, la (solita) vergogna italiana

I soldi arabi, l’ignavia europea, la (solita) vergogna italiana

16/12/2022 Off Di   Gianluca Kamal   In   Officina   

Questo articolo è stato ideato e composto da Beorn

Lo scorso 22 ottobre, su queste verticali pagine, avevamo analizzato un curioso intreccio che legava il Mondiale in Qatar, quindi l’emirato, all’Interpol. In quel momento avevamo posto attenzione sulle possibili tangenti che il Qatar, sotto forma di finanziamenti, ha pagato all’Interpol per fugare possibili controlli sul sistema organizzativo che potremmo eufemisticamente definire non particolarmente attento ai diritti di chi lavora. Promessa indiretta di quell’articolo fu che ci saremmo riservati di verificare gli sviluppi che questo mondiale avrebbe avuto, immaginandone prevedibili sviluppi. Non ci siamo sbagliati affatto.
La notizia è oggi sulla bocca di tutti, ma giusto per contestualizzare quello di cui parleremo: a quanto pare il Qatar ha lautamente finanziato (corrotto) figure apicali e non dell’Unione Europea, tra i quali non mancano naturalmente alcuni italiani. Abbiamo deciso di aspettare prima di parlare di quanto sta accadendo, perché l’intenzione sarebbe stata quella di presentare e spiegare l’episodio nella sua totalità. Tuttavia ogni giorno si apre un nuovo scenario: siamo partiti dalla scoperta del fatto, siamo passati dalle somme oggetto della corruzione e i soggetti che accusati di corruzione e arriviamo, ad oggi, alla “bomba” per la quale pare che tutto questo sia nato da una soffiata partita a quanto pare dai Servizi Segreti degli Emirati Arabi Uniti, Paese rivale del Qatar.

Tempo quindi di riflessioni. La prima da cui partiamo è, come sempre, l’ipocrisia che aleggia intorno alle istituzioni europee e i suoi rappresentanti, anche di alto profilo. L’Occidente di cui l’Unione Europea è l’espressione in Europa (la distinzione Ue e Europa è volutamente mantenuta, n.d.a.), si fregia sempre di essere l’incrollabile difensore dei più variegati e colorati diritti, ma, alla resa dei conti, l’atteggiamento gareggia per viltà. Ad esso poi si è aggiunta Eva Kalili, vicepresidente (ormai ex) del Parlamento Europeo. Lei, insieme all’altro eroe nostrano Antonio Panzeri, sono quelli che da questa vicenda hanno incassato la mazzetta più generosa (1,5 milioni in due). Ma non sono soli, anzi lo schieramento dei corrotti è in fase di aggiornamento continuo. Il dubbio che sorge legittimamente è: perché dei parlamentari europei, che con il Mondiale in Qatar non hanno nulla a che fare, si trovano coinvolti in uno scandalo di corruzione? Perché il Qatar da quando si è (illegalmente) aggiudicato il mondiale non ha mai goduto di grande fama e popolarità nell’opinione pubblica, la quale ha accusato l’Emirato di vari e gravi violazioni dei diritti umani rimaste senza riscontro da parte delle autorità governative locali.

Per addolcire un po’ la propria immagine i ricchissimi governanti mediorientali hanno quindi, come spesso accade, comprato l’opinione di figure apicali nelle istituzioni europee, le quali avrebbero dovuto parlare bene del Qatar. E, parlando dei nostri connazionali, Panzeri ha eseguito egregiamente il lavoro per cui è stato lautamente retribuito: a febbraio 2022 si speso in parole di grande elogio a favore del Qatar, definendolo le gambe che muovono gli stati arabi verso una modernizzazione dei diritti, e ricorda il “rinascimento arabo” di renziana memoria. Sempre Panzeri e altri suoi colleghi coinvolti in questo Qatargate avrebbero dovuto partecipare ad alcuni eventi che trattavano la tematiche dei diritti violati ni Medioriente, ma visti i recenti sviluppi la loro partecipazione è stata bloccata, ma sarebbe stato interessante sentire fin dove si sarebbero spinti. Il vaso di Pandora è appena stato aperto. E siamo certi di quante succose meraviglie possano ancora liberarsi nel cielo già nero del paese affacciato sul Golfo Persico.