“I Veri Eroi Italiani”: i 100 anni del Milite Ignoto

“I Veri Eroi Italiani”: i 100 anni del Milite Ignoto

28/04/2022 Off Di   Redazione   In   Libri e libri   

Il volume (Ignoto Militi. Le donne raccontano il Figlio d’Italia) dedicato alla memoria di quegli italiani caduti per la Patria nella Grande Guerra raccontati attraverso la penna di autrici donne. La presentazione durante la conferenza organizzata il 25 aprile da Memento, Ritter Edizioni e Verticale

Quando ci si accosta a momenti, persone e luoghi che affondano nel valore e nel sangue e per questo costituiscono le nostre radici, occorre farlo con estremo rispetto. In punta di piedi, chinando la testa. Curare amorevolmente i Luoghi della Memoria, visitarli, scriverne. Tramandarne il ricordo. Sono compiti che ci si deve assumere con onore ed orgoglio. Ma anche con profonda dedizione. Lo hanno fatto nel loro piccolo, in occasione del Centenario della tumulazione del Milite Ignoto a Roma all’altare della Patria, le curatrici e le autrici di un lavoro appunto dedicato al Figlio d’Italia che, caduto con valore nella Grande Guerra, è stato scelto per rappresentare tutti coloro che si sono sacrificati con il tricolore sul braccio e nel cuore.

Con una certa soggezione mista ad ammirazione che un po’ fa tremare le gambe e la voce, in una unione partecipata di spiriti attenti, nel corso dell‘incontro organizzato e moderato da Verticale si è parlato tra l’altro proprio di questo. Cristina Di Giorgi, che insieme a Bianca Penna ha coordinato il gruppo di donne che ha firmato Ignoto Militi (Ed. Idrovolante 2021), ha iniziato il percorso sull’eroismo in guerra facendo una premessa di carattere storico utile ad inquadrare il contesto in cui il generale Giulio Douhet nell’agosto 1920, ha maturato l’idea di unificare a livello di sentire nazionale i tantissimi sacrifici individuali (furono circa 650 mila coloro che, tra morti e dispersi, non tornarono a casa dal fronte) celebrati in ogni paese d’Italia con monumenti, sacrari e luoghi celebrativi. Con un articolo pubblicato su Il Dovere (testata dell’Unione nazionale ufficiali e soldati), l’alto ufficiale propose di individuare la salma di un soldato senza nome che potesse rappresentare tutti i Caduti italiani nel primo conflitto mondiale e tumularla in un luogo simbolico dopo una sorta di rito collettivo in grado di coinvolgere tutto il Paese. La proposta fu accolta e, dopo una lunga e attenta discussione, venne concretizzata nella legge 1075 dell’11 agosto 1921, votata da tutte le forze politiche: in essa (e nel regolamento attuativo alla stessa collegato) si stabiliva una dettagliata procedura alla luce della quale una commissione composta di decorati al valore militare, presieduta dal generale Giuseppe Paolini, si adoperò in una lunga e pietosa opera di ricerca, nelle vicinanze dei principali campi di battaglia, di undici salme di caduti non identificati né identificabili (unico requisito: essere soldati italiani). Composte nella basilica di Aquileia in bare tutte uguali avvolte dal tricolore, tra esse Maria Bergamas, mamma di Gradisca di Isonzo che aveva perso un figlio, scelse quella che poi, il 4 novembre 1921, venne tumulata nel Vittoriano, all’Altare della Patria, precisamente al centro dello stesso, in un loculo ricavato sotto la statua della Dea Roma.


Dopo la scelta di Maria il Soldato Ignoto, prima di giungere nel suo luogo di riposo eterno, fece un lungo viaggio in treno attraverso mezza Italia. Un viaggio che si trasformò in un rito sacro e comunitario, che simboleggiando l’offerta di sé per senso del dovere e amore di Patria, legò in eterno, in una definita continuità ideale, sociale, culturale e valoriale tra passato, presente e futuro, l’essenza e la coscienza degli italiani di ogni tempo. Morti e vivi. Tale evento, che ancora oggi rappresenta la più imponente manifestazione patriottica che l’Italia unitaria abbia mai visto, ha rappresentato la sublimazione dell’essere Comunità.


Per dare il loro contributo a ricordare, cent’anni dopo, tale fondamentale e fondante momento, Di Giorgi e Penna hanno pensato di creare qualcosa di originale: una raccolta di racconti tutti firmati da autrici donne. Per due motivi: il primo è che se è vero che il Soldato Ignoto è un figlio d’Italia, lo è altrettanto il fatto che le donne ne sono le fidanzate, le mogli, le figlie, le sorelle, le mamme. Come Maria Bergamas. Il secondo, come si legge nell’introduzione, è la volontà di dimostrare che la donna italiana non è quella delle sterili battaglie femministe di oggi ma è intelligenza, pensiero e azione, in famiglia come nella vita del suo Paese.

Scopo del libro, dice Di Giorgi, “è manifestare e tramandare il comune credere e sentire che unisce le autrici e non solo: l’Amore per l’Italia, che lega le generazioni oltre il tempo e lo spazio. Ed è appunto il legame con chi ha contribuito anche con il suo sangue a costruire l’idea di Patria in cui crediamo la base del nostro lavoro, con il quale abbiamo voluto contribuire a ricordare un pezzo di storia italiana che non può e non deve essere dimenticato in particolare oggi, che ci troviamo sommersi in un marasma di inutilità politicamente corrette che impongono un modo di essere e di pensare omologato, universalista e privo di radici, valori e legami storici, spirituali e tradizionali. Che poi sono gli elementi che fanno di un gruppo di individui una comunità nazionale”.


Poi la relatrice ha fatto riferimento ad una immagine particolare: “ogni parola del nostro libro è come un punto che è servito a cucire simbolicamente un vessillo tricolore, che vogliamo garrisca al vento per dare la giusta e doverosa memoria ed omaggio a chi si è sacrificato per la Patria”. Ed ha aggiunto, a nome di tutte le autrici, che il loro augurio è che Ignoto Militi rappresenti “per chi vorrà leggerci, una scintilla che rinvigorisce la fiamma, eterna come quella che brucia all’Altare della Patria, della fiducia nella grandezza dell’Italia”. Infine, a conclusione del suo sentito intervento, Di Giorgi ha letto con voce un po’ tremante la motivazione della Medaglia d’Oro al Valore conferita alla Memoria al Soldato Ignoto: “Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria”.