NATO, EUROPA, RUSSIA. Ieri, oggi. (parte III)

NATO, EUROPA, RUSSIA. Ieri, oggi. (parte III)

23/03/2022 Off Di   Redazione   In   Mappamondo   

a cura di Valerio Savioli (Identità Europea)

BREVI CONSIDERAZIONI GEOPOLITICHE

Sotto l’aspetto geopolitico, tenendo sempre presente che è la forza (e la volontà di potenza) il vero e unico regolatore delle relazioni internazionali, se all’inizio della presidenza Biden ci si poteva aspettare un ritorno a quell’idealismo eccezionalista di stampo wilsoniano che vede gli USA nelle vesti di gendarme del mondo, nello specifico della crisi Nato/Ucraina si assiste piuttosto all’applicazione statunitense della strategia già messa in atto dal consigliere per la sicurezza nazionale americano per 4 anni, teorico della politica internazionale e diplomatico, Zbiniew Brezinski: geopolitica dell’isolamento della Russia (a seguito dell’invasione dell’Afghanistan nel 1979), senza dimenticare che separare la Russia da qualsiasi intesa con l’Europa è una vecchia ossessione dei maggiori think tank americani, convinti che un’eventuale intesa continentale possa minacciare definitivamente l’egemonia a stelle e strisce.

In quest’ottica non possono non essere menzionati il tasto dolente della dipendenza energetica da parte europea: secondo Avvenire “l’Ue avrebbe riserve fino ad aprile. Nel 2020 il 43,3% del gas naturale importato dall’Italia proveniva dalla Russia. Si punta ad aumentare le forniture da Algeria e Qatar [1]https://www.avvenire.it/economia/pagine/che-succede-se-la-russia-chiude-i-rubinetti-del-gas-all-europa-e-all-italia”. La geopolitica dell’energia nel Vecchio Continente passa infatti dai gasdotti, dalla loro realizzazione e dal loro utilizzo. E’ notizia recente che la Germania, principale partner della Russia, non attiverà il North Stream 2, gasdotto ormai ultimato. Olaf Scholz parla di “seria violazione” del diritto internazionale da parte di Mosca e annuncia che a queste condizioni “la certificazione del gasdotto North Stream 2 non può andare avanti” [2]https://www.huffingtonpost.it/esteri/2022/02/22/news/ue_verso_sanzioni_mirate_alla_russia_scholz_stop_al_north_stream_2_-8810600/.

Pare quindi che le sanzioni portino più danni ai sanzionanti che ai sanzionati.

Infine, ulteriori minacce di espellere la Russia dal circuito di pagamento elettronico SWIFT, sono state fatte palesare, dai principali esponenti Nato, in un’ottica di una partita a scacchi che vede nell’approccio economico ma anche nella cosiddetta cyberwar la prosecuzione del conflitto con diversi strumenti.

L’UCRAINA SEMPRE PIU’ VERSO L’UE/NATO

Dopo il governo ad interim di Oleksandr Turcynov, durato qualche mese, sarà Petro Poroshenko a trionfare alle elezioni del giugno 2014. A pochi giorni dal suo insediamento egli firmò l’accordo di associazione tra UE e Ucraina definendolo “un giorno storico”, ribadendo inoltre l’intenzione di Kiev di entrare nella Nato: nello specifico la Nato [3]In vent’anni la Nato si è estesa da 16 a 30 paesi, allargandosi in Europa con le sue basi e i suoi armamenti nucleari sempre più a ridosso della Russia, sorta nel 1949 con l’intento di costituire un’alleanza atlantica che rappresentasse e difendesse il cosiddetto “mondo libero” contro la minaccia socialista, ha sempre rappresentato nel concreto la presenza statunitense in Europa, defraudando del tutto il vecchio continente di una politica estera autonoma.

E’ proprio di questi giorni lo scoop del quotidiano Der Spiegel in merito alle promesse mai mantenute di non allargarsi verso est, come riporta il quotidiano Italia Oggi:

“…tra i documenti citati, spicca per importanza quello scovato nel British National Archives di Londra dal politico americani Joshua Shifrinson, che ha collaborato all’inchiesta del settimanale tedesco e se ne dichiara “onorato” in un tweet. Si tratta di un verbale desecretato nel 2017, in cui si dà conto in modo dettagliato dei colloqui avvenuti tra il 1990 e il 1991 tra i direttori politici dei ministeri degli Esteri di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania sull’unificazione est-ovest dopo il crollo della prima. Il colloquio decisivo, riporta Der Spiegel, si è svolto il 6 marzo 1991 ed era centrato sui temi della sicurezza nell’Europa centrale e orientale, oltre che sui rapporti con la Russia, guidata allora da Michail Gorbaciov. Di fronte alla richiesta di alcuni paesi dell’est Europa di entrare nella Nato, Polonia in testa, i rappresentanti dei quattro paesi occidentali, impegnati con Russia e Germania Est nei colloqui “4+2”, concordarono nel definire “inaccettabile” tali richieste. Il diplomatico tedesco occidentale Juergen Hrobog, stando alla minuta della riunione, disse: “Abbiamo chiarito durante il negoziato 4+2 che non intendiamo fare avanzare l’Alleanza Atlantica oltre l’Oder. Pertanto, non possiamo concedere alla Polonia o ad altre nazioni dell’Europa centrale e orientale di aderirvi”. Tale posizione, precisò, era stata concordata con il cancelliere tedesco Helmuth Kohl e con il ministro degli Esteri, Hans-Dietrich Gensher. Gorbaciov, ultimo leader dell’Unione Sovietica, disse che Helmuth Kohl gli aveva assicurato che la “non si muoverà di un centimetro più ad est”. Identica promessa, aggiunse in un’altra occasione, gli era stata fatta dall’ex segretario di Stato Usa, James Baker […].”

Gorbaciov, nell’intervista concessa il 7 maggio 2008 al Daily Telegraph, dichiarò che “gli americani ci promisero che la Nato non sarebbe mai andata oltre i confini della Germania dopo la sua riunificazione, ma adesso che metà dell’Europa centrale e orientale ne sono membri, mi domando cos’è stato delle garanzie che ci erano state accordate. La loro slealtà è un fattore molto pericoloso per un futuro di pace perchè ha dimostrato al popolo russo che di loro non ci si può fidare”.

References

References
1 https://www.avvenire.it/economia/pagine/che-succede-se-la-russia-chiude-i-rubinetti-del-gas-all-europa-e-all-italia
2 https://www.huffingtonpost.it/esteri/2022/02/22/news/ue_verso_sanzioni_mirate_alla_russia_scholz_stop_al_north_stream_2_-8810600/
3 In vent’anni la Nato si è estesa da 16 a 30 paesi, allargandosi in Europa con le sue basi e i suoi armamenti nucleari sempre più a ridosso della Russia