P1 : E4 – Tenerissimo teatrante mancato

P1 : E4 – Tenerissimo teatrante mancato

2023-01-16 0 Di   Ecate   In   Questa me la devo segnare   

Oggi parliamo di estetica e religione. Vi trascrivo la brillante conversazione tra me e un poliedrico ragazzo partenopeo che ha diverse situazioni da analizzare, ma oggi, alle 9:00, la sua ossessione è rivolta alla mancata perfezione del suo corpo e alle sue scelte chirurgiche per raggiungere il successo nel mondo dello spettacolo. Tra amori impossibili –e aggiungerei inesistenti- malefici lanciati alla famiglia e una sfilza di contratti da firmare che lo porteranno a sfondare negli Stati Uniti, ha deciso di rivolgersi ai Tarocchi per chiedermi se le parti del corpo da lui modificate guariranno.  Hollywood potrebbe prendere spunto per un nuovo colossal, tipo un crossover tra Harry Potter e Grey’s Anatomy.  Ti starai chiedendo cosa c’entri la religione in tutto questo, me lo chiederei anche io, ma andiamo per ordine, ribadendo una delle regole semplici esplicite e logiche: non si fanno consulti sulla salute, non siamo medici, c’è scritto grosso come una casa sulle indicazioni di ogni sito di questo tipo.

E qui entra in ballo la religione in un modo che francamente ha del genio incompreso, forse è per questo che ancora non ha sfondato: nessuno capisce il suo estro.

Per eludere al fatto che non posso rispondere alla sua domanda sulla guarigione della zona operata, me la ribalta su un concetto spirituale: se chiedendo aiuto con una preghiera, l’Altissimo risponde con la sua guarigione perché il gonfiore è antiestetico.

“Ciro, non credo che funzioni propriamente così”.

“Va beh, ma io ho bisogno di sapere se torna a posto perché devo fare un sacco di provini, non posso andarci così.”, si lamenta.

“Sì, ma lo sapevi anche prima che ci sarebbe voluto un po’ di tempo, i corpi reagiscono in modo diverso, chiama il medico, spiegagli e fatti dire come poter fare o vai a farti vedere.”

“MMMMM, non mi ascoltiiii, gliel’ho già chiestooooo, dice settimane, ma non si sgonfiaaaa.”, risponde quasi intonando un pezzo neomelodico.

“Ciro senti, prega se ti fa star bene e ritrova la pace interiore, poi vai dal medico a chiedere e vedrai che ne vieni a capo, stai sereno.” Non lo avessi mai detto.

“Prego? Ah si certo prego. Sono vent’anni che vengo a pregare e guarda, guardaaaaa, mi sono operato per essere bello, ho talento, mi lanciano le maledizioni per non farmi entrare nei programmi in tv perché sono tutti gelosi di me perché sono troppo bello, e Gesù secondo te mi ascolta eh? Ce l’ha con me, perché? Mi vuoi dire perché Gesù ce l’ha con me? Mentre tutti quegli stronzi là che sono cattivi non li punisce. Mi odia, Dio mi odia e allora anche io adesso lo odio, non ci vengo più la domenica. Per me è chiusa. Capito,chiusa. La fede, i ceri alla madonna, e gli angioletti che non mi ascoltano, e “a bucchin ‘e mammt”. Urla forte.

Ora, prendo molto sul serio la fede altrui, qualsiasi essa sia, le questioni spirituali, i crolli psicologici, però in quel momento non ce l’ho fatta, Ciro stava avendo una crisi mistica e io una crisi respiratoria, dalle risate che cercavo di trattenere.

Era uno sfogo sulla sua vita e delle scelte incoscienti, imputava a Dio la colpa delle sue azioni. Anni passati a bussare alla porta di un mondo che per accoglierlo gli chiedeva di modificarsi e di apparire come un personaggio ridicolo. Lui stesso non si era mai accettato, da un lato si vedeva perfetto e dall’altro non andava mai bene, era sempre alla ricerca della fama, del riconoscimento, delle promesse di gloria, di gente che gli offriva in cambio di investimenti nelle loro società, l’entrata sicura alle serate in e lo sbarco in America. Le donne cui puntava erano super modelle,  cocainomani, che uscivano con personaggi pubblici di spicco. Le corteggiava senza ottenere nessuna risposta e si faceva tutti i suoi complotti mentali sulle storie d’amore, tipo soap opera.  

Più volte gli chiesi se fosse mai andato in terapia per affrontare la sua situazione, ma lui di mettersi in discussione non ne voleva sapere. La sua vita reale poi era semplice, perché in fondo era un ragazzo, ormai oltre la quarantina, molto umile e innocuo.  Aveva questo bisogno impellente di seguire il suo sogno, bellissima indole, e sentirsi elogiato e rassicurato, cosa mai fatta dai genitori che a detta sua lo consideravano un fallito. Aveva comunque diverse esperienze, non è che non avesse mai fatto nulla sotto i riflettori, ma diciamo che ricalcava il personaggio del trash italiano, uno che con quell’atteggiamento avrebbe potuto sfondare diventando virale nel farsi prendere per il culo da tutta Italia. Peccato, perché il talento c’era, stiamo parlando di studi al conservatorio, e anche di una discreta voce. Cantava sempre, nelle mie orecchie. La maschera che indossava era cementificata sul suo volto.

Questa immagine di una vita perfetta che non riusciva a replicare in quella quotidiana, la solitudine, l’ideale della donna perfetta senza difetti, fatta di plastica, non riusciva a conciliare in sé questi due aspetti: il quotidiano e la sua arte. Eccessi: o tutto o niente. O bianco o nero. O essenza o apparenza.

La ricerca della perfezione non è una strada consigliata, soprattutto in questi termini dove la modernità spinge a mettere in mostra qualsiasi cosa, a dimostrare al pubblico, sui social quanto tu sia una persona di successo. Che poi, il vuoto che c’è dentro, non lo si può colmare con la sola acquisizione di cose e dall’appagamento dell’ego, si finisce sempre a un certo punto, spinti da un disagio, a ricercare l’altra parte di noi, quella spirituale, la via dell’anima, Dio. Solo che, sporcati dai canoni ridondanti della nostra società, ci si crede sempre esenti dalle responsabilità e si imputa agli altri o alla matrice divina la colpa dei nostri insuccessi. Si vive a metà, senza l’equilibrio tra le nostre parti, non siamo solo materia, né siamo solo spirito. Queste parti vivono e si fronteggiano interiormente per cercare una via di cooperazione, una via che permetta l’uso della fonte spirituale per creare nella materia l’opera del divino.

Rido non perché sono stronza, ma perché il tono e l’enfasi messa in quelle imprecazioni, sono proprio teatrali. Riconosco il suo talento, applausi davvero. Recita alla perfezione il suo ruolo di vittima, dove oggi il carnefice è Gesù, ieri era la ragazza che non rispondeva su instagram, la settimana prima era la major che non aveva accettato la sua canzone. Dall’altra parte della maschera del suo vittimismo c’era il volto del vero carnefice: Ciro stesso.

“Ciro, sai che potresti optare per fare un provino a teatro? Secondo me vai forte.”

“Dici che se prego, Gesù mi fa arrivare alla Scala?”

Sipario.

Note da segnare, con ironia in questo caso: Aiutati, che Dio c’ha da fare…