Senza gas, senza pellet, senza denari

Senza gas, senza pellet, senza denari

02/08/2022 Off Di   Maria Giovanna Ruffoni   In   Officina   

“Risparmiare gas per un inverno sicuro” è il nuovo motivetto europeo che in questi giorni sentiremo. A pronunziare questa frase paternalistica è la Urusula von der Leyen che come la mamma degli europei invita i cittadini e gli stati membri ad immolarsi per la causa. Ogni Stato dovrebbe ridurre del 15% il consumo interno di gas, affinchè nello scenario possibile di interruzione di gas russo si sia salvi. Tutti gli stati devono, imperativo, ridurre del 15% il consumo di gas, ma ognuno è libero di scegliere il mezzo, cioè il machiavellico “fine che giustifica i mezzi”.

Più si è dipendenti dal gas e maggiore sarà lo sforzo. Più il tuo stato ha un basso efficientamento energetico e più ti attacchi … al tubo del gas.

Sì perché se lo stato in questione non dovesse riuscire con i propri mezzi a soddisfare la domanda interna la Commissione europea dovrà intervenire per far rispettare l’obbligo di riduzione attivando meccanismi… e sappiamo come funziona con i meccanismi europei: controlli, sanzioni e primato del diritto UE su quello nazionale. La riduzione forzata della produzione avrebbe effetti economici disastrosi e un impatto spesso irreversibile sulle imprese. I governi dovranno aggiornare i piani di emergenza nazionali entro fine settembre. Famiglie e servizi sociali essenziali come ospedali e scuole sono esentati dal razionamento del gas, Un’interruzione totale delle forniture di gas russo all’Europa, combinata con un inverno freddo, potrebbe ridurre il prodotto interno lordo medio dell’Ue fino all’1,5%. E qui entra in gioco l’idea di attivarsi a sponsorizzare forme alternative per il riscaldamento con combustibile ad uso domestico.

L’ideona italiana sarebbe quella di incentivare l’acquisto di stufe a pellet, in questi giorni diverse testate giornalistiche hanno rispolverato la promozione del bonus per l’acquisto e i possibili sgravi fiscali.

Facciamo un passo indietro, perché il bonus per l’acquisto di tali stufe esiste già e periodicamente dal 1 gennaio viene rinnovato per tutto l’anno solare. Nell’anno 2022 acquistare una stufa a pellet consente infatti al contribuente italiano di beneficiare, alternativamente, di una delle tre agevolazioni: Bonus Ristrutturazione 50%, Ecobonus 65%, Ecobonus 110%, cessione del credito o sconto in fattura 100%. Fin qui tutto benissimo, bella idea e sicuramente molto comoda e pratica la stufa a pellet!

Ma facciamo un balzo nella realtà odierna, in cui avere uno sconto sull’acquisto è una faccia di un mercato che è letteralmente impazzito. Per i non addetti ai lavori, il pellet solitamente si acquista in estate, periodo migliore perché non costa molto…. Almeno così era, incentivare un prodotto in cui attualmente c’è carenza è fuori da ogni logica. Il prezzo è più che raddoppiato, lo Stato italiano ha posto da diversi anni una IVA al 22%, contro il 10% di Iva sul legname, affini e derivati. Eccezione appunto per il pellet, divenuto oramai l’oro nero. Un mercato non in equilibrio su un prodotto ritenuto essenziale. A questo aggiungiamo che da anni si combatte una guerra al mercato nero del pellet, cioè una vendita di prodotti importati dall’Est, per lo più, senza certificazioni di garanzia e qualità obbligatorie per l’UE, oltre che vere e proprie truffe al danno del contributore, che malauguratamente finisce con pagare in anticipo ciò che non avrà mai. Ciò che si assiste è una mancanza, quasi totale, di disponibilità della materia prima a fronte di una domanda incessante. Bassa l’offerta e alta la domanda il prezzo sale e sale, ma il vincolo di bilancio degli acquirenti è lo stesso.

Questa è solo una faccia di questo settore nato da un boom, ma che non è stato tutelato a sufficienza a discapito di un servizio di riscaldamento sostenibile e pulito per la propria abitazione, che non avrebbe gravato con ulteriori sovrapprezzi sulle famiglie italiane.

E quello che oggi servirebbe, vista la situazione attuale, non è al momento fattibile, perché in pochi si potrebbero permettere un cambio radicale delle infrastrutture del riscaldamento domestico, grazie anche al 110% non garantito.