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Teseo Tesei, all’assalto della gloria

| Redazione |

a cura di Cristina Di Giorgi

Teseo Tesei nasce il 3 gennaio 1909 a Marina di Campo (Livorno) in una famiglia molto numerosa. Cresce tra Firenze e l’Isola d’Elba, dove impara, fin da piccolo, ad amare il mare. Nel 1925 entra all’Accademia Navale di Livorno, nel Corpo del Genio Navale. E si dimostra studiosissimo e di grande carattere. Di questo periodo della sua vita risultano molto importanti in particolare due elementi: i legami fortissimi che instaura con i suoi compagni di corso e l’incontro con Raffaele Paolucci, che il 1 novembre 1918, insieme a Raffaele Rossetti, ha compiuto l’affondamento della corazzata austro-ungarica “Viribus Unitis” nel porto di Pola. E’ proprio questo episodio che stimolerà la già vibrante e multiforme intelligenza di Teseo a dare vita, con l’aiuto del collega Elios Toschi, a qualcosa che lo avrebbe reso celebre in tutto il mondo: il Siluro a Lenta corsa.

Dopo l’Accademia, Tesei frequenta, a Napoli, la Scuola di Ingegneria Navale e Meccanica, dove si Laurea a pieni voti nel 1933. L’anno successivo consegue il brevetto di Palombaro e nel 1936 viene destinato alla 1° Flottiglia Sommergibili di La Spezia. E’ qui che, nel tempo che non dedica al servizio, insieme a Toschi crea il Siluro a lenta corsa, ovvero un ordigno bellico all’epoca di nuovissima concezione simile ad un siluro ma guidato da un equipaggio. Tesei tra l’altro si applica non solo nella progettazione, ma anche nel perfezionamento di strumenti tecnici (come respiratori e sistemi subacquei) necessari per il successo in azione della sua invenzione.

All’inizio del 1939 viene costituita la 1° Flottiglia Mas, in cui sono incorporati anche coloro che nel frattempo, insieme a Tesei, già da qualche anno si stanno duramente addestrando per l’utilizzo del nuovo ordigno. La loro base, segretissima, si trova a Bocca del Serchio.

Quando, il 10 giugno 1940, l’Italia entra nella Seconda Guerra mondiale, gli Assaltatori della Marina non sono ancora pronti, ma non vedono l’ora di entrare in azione. L’occasione arriva nell’agosto del 1940. Obiettivo: il porto di Alessandria d’Egitto. La missione, purtroppo, fallisce a causa dell’affondamento, in seguito ad un bombardamento, del sommergibile Iride, che avrebbe dovuto portare gli assaltatori nei pressi di Alessandria. Per l’impegno, durissimo, nelle operazioni di salvataggio dell’equipaggio, a Teseo Tesei viene conferita la Medaglia d’Argento al valore militare. Nei mesi successivi si tentano nuovi attacchi (contro Alessandria e Gibilterra), ma anche in questo caso senza successo.

Nel frattempo – è il 14 marzo 1941 – la prima Flottiglia Mas, in forza alla quale servivano gli Assaltatori di Bocca del Serchio, diventa Decima Mas, in onore della fedelissima Decima Legio di Giulio Cesare. L’unità si divide in reparto Mezzi di Superficie e Reparto Mezzi Subacquei, guidato quest’ultimo dal Capitano di Corvetta Junio Valerio Borghese. Che a proposito di Teseo Tesei dice: “non è solo l’inventore dei micidiali siluri a lenta corsa. Ne rappresenta l’anima. Il suo carisma trasforma i semplici uomini in eroi. Basterà mettere a punto i mezzi per cogliere quel successo appena sfiorato”. Un successo che Teseo però non vedrà direttamente. Prima che i suoi compagni ed eredi dello spirito di valore da lui animato lo conquistino, infatti, Teseo Tesei si immola nel tentativo di forzare l’ostruzione del Forte Sant’Elmo, nelle acque della piazzaforte britannica di Malta. L’operazione si svolge nella notte tra il 25 e il 26 luglio 1941. Tesei è alla guida di uno dei due SLC, che avevano il compito di far saltare le reti metalliche poste sul viadotto S.Elmo. La missione però, a causa di alcuni guasti tecnici, subisce dei ritardi.

“Ho appena il tempo di portare il siluro sotto la rete, che dovrà saltare alle 4.30 precise. E salterà, te lo assicuro. Se sarà tardi, spoletterò al minuto”, dice Teseo Tesei all’equipaggio dell’altro Siluro a lenta corsa impegnato contro la roccaforte britannica. Sono le sue ultime parole. Per non compromettere l’esito dell’azione, infatti, l’ingegnere elbano e il suo fedele compagno sacrificano la loro vita. Insieme ad altri 8 compagni, viene decorato con la Medaglia d’Oro al Valore Militare alla Memoria.

Questa la motivazione della decorazione:

“Ufficiale Superiore del Genio Navale, in lunghi anni di tenace, intelligente, appassionato lavoro riusciva, superando difficoltà di ogni genere, a realizzare, in cooperazione con altri pochi valorosi tecnici, e successivamente a perfezionare il mezzo d’assalto subacqueo della Regia Marina. Non pago del decisivo contributo portato dalla sua brillante intelligenza e dalla sua profonda cultura volle personalmente provare, collaudare e impiegare in guerra l’arma insidiosissima. Nonostante fosse minorato nel fisico per questa attività, inflessibilmente volle partecipare al forzamento di una delle più potenti e meglio attrezzate basi navali dell’avversario, conducendo lo strumento da lui ideato. Verificatosi nel corso dell’azione un ritardo, dovuto a imprevisti incidenti tecnici, che avrebbe potuto compromettere l’esito, allo scopo di guadagnare tempo perduto e di portare a termine a ogni costo il suo compito, decideva di rinunciare ad allontanarsi dall’arma prima che esplodesse contro l’obiettivo. Col sacrificio della vita assurgeva, unitamente al suo secondo uomo rimasto a lui fedele fino alla morte, alla gloria purissima del cosciente olocausto. Esempio di elette virtù militari e di sublime dedizione alla Patria, oltre il dovere. Acque di Malta, alba del 26 luglio 1941”.