Tra i “viventi pilastri”. L’uomo, l’ambiente, l’energia

Tra i “viventi pilastri”. L’uomo, l’ambiente, l’energia

11/01/2022 Off Di   Anchise   In   Officina   

Da tema di nicchia, apertosi alle prime riflessioni tra gli anni settanta e ottanta (come non citare i G.R.E. di Rutilio Sermonti…), oggi è oramai entrato nel dibattito pubblico il problema ecologico, ambientale, energetico, climatico che dir si voglia. Sono differenti sfaccettature, chiaro, ma tutte afferiscono e dipendono dal rapporto che ha l’uomo verso il pianeta che lo ospita; dunque – come spesso accade – anche in questo aspetto la filosofia siede con tutti gli onori in mezzo alle altre arti, scienze e discipline.

L’Ottocento ed il Novecento hanno diviso la storia umana in tre periodi. Per farla breve, prima l’uomo era in lotta e simbiosi con la natura; poi per più di cent’anni egli si è imbevuto di capitalismo e della chimera della crescita infinita; oggi infine è evidente la sua potenziale capacità di cambiare ogni equilibrio, spezzare ogni catena, distruggere tutto, egli stesso compreso.

Di fronte a simili grandi interrogativi, come sempre, la tradizione può fornirci dei punti di partenza.
L’Occidente è figlio ed erede di almeno due grandi culture.


In quella latina ed ellenistica, l’uomo durante l’età dell’oro “non violentava la terra per seminare il cereale, né la scorticava alla ricerca dei minerali” , bensì viveva di quanto crescesse spontaneamente. Le età successive, secondo molti autori greci e romani, sono una degenerazione progressiva dall’oro verso il ferro.

 Il mito dell’Età dell’Oro, A. Barbero


In quella biblica invece l’uomo “dominerà e soggiogherà” tutti gli altri esseri viventi.

 Genesi, 1:26-28


Sono due visioni abbastanza diverse se non conflittuali, ma in qualche modo ci condizionano entrambe anche a distanza di millenni. Non si tratta più di tanto di scegliere quale di queste “ci piaccia di più”, ma di comprendere che – nel ventunesimo secolo ed in tutta la nostra finitezza umana – siamo tecnicamente capaci di conservare o sovvertire ogni ordine naturale, e spiritualmente capaci – quindi tenuti – a deciderne a riguardo.

Il concetto di responsabilità guida già le scelte più importanti delle nostre vite, dunque può essere valido applicarlo anche a questo problema. Ciò che ci compete fare, nel limite del possibile, è offrire ai nostri figli un mondo almeno non peggiore di quello in cui siamo cresciuti noi, per lo stesso motivo per il quale facciamo sacrifici e risparmi per sfamarli, nutrirli di esperienze e dargli gli strumenti per diventare più forti di noi. Tra le mille sfide che ciò comporta, questo particolare articolo ha scelto quella della sostenibilità, intesa semplicemente come mantenimento degli equilibri tra uomo e natura.

I cortei per il clima riempiono le strade di molte città nel mondo con migliaia di giovani; viene chiesto ai propri governi di intervenire contro il cambiamento climatico, ma dietro alle buone idee mancano spesso proposte concrete. Simil tematiche sono diventate troppo spesso occasione per promuovere battaglie ideologiche e così il dibattito, polarizzandosi o degenerando in cagnara, rischia seriamente di perdere l’opportunità di discutere in maniera programmatica sulle soluzioni fattibili e condivisibili.

Come spesso accade, inoltre, anziché la luna si guarda il dito. Ci viene dunque suggerito dai media di fare una doccia alla settimana o di pensarci due volte prima di inviare una email che consuma una goccia di energia elettrica, mentre c’è mezzo mondo che scalda ancora a carbone, accende motori diesel da 6 litri per il tragitto di cento metri tra Mcdonald’s e casa propria, climatizza a finestre spalancate oppure riversa negli oceani montagne di plastica perchè non si prende la briga di separarle ed avviarle al riciclo. Tali contraddizioni stridono e tolgono serietà e credibilità ad uno studio ponderato del problema. Ma chi me lo fa fare in fondo ?

Tanto per sciorinare qualche inglesismo, è sotto gli occhi di tutti la sfilza di tecniche che il Capitale ha affinato negli ultimi anni per apparire più appetibile:

  • rainbow-washing che ammicca a gender & co
  • black-washing che chiude un occhio sulle devastazioni provocate dai BLM
  • e naturalmente green-washing, per apparire più dediti alla causa. Eclatanti sono i tentativi di ENI per imbastire una risibile farsa che vedrebbe il colosso degli idrocarburi tuffarsi a capofitto investendo nelle rinnovabili.
L’albionico meme prende spunto da un recente disastro (l’esplosione sottomarina di un gasdotto) per palesare come comportamenti sostenibili individuali, seppure positivi, siano briciole di fronte ad un modello di mercato capace di sopravvivere soltanto divorando ogni risorsa disponibile sul pianeta.

Il capitalismo, dunque, scarica le sue colpe sulle persone, o sui consumatori come ama chiamarli. Se davvero eravamo alla ricerca di un altro buon motivo per considerarlo come il carceriere che accompagna l’uomo dagli albori dell’età moderna, lo abbiamo trovato abbastanza in fretta.

Che fare, dunque? Noi affermiamo con convinzione che il futuro dell’uomo può giocarsi sull’energia dell’atomo.