L’ultima dell’Ue: l’aborto “diritto umano”

L’ultima dell’Ue: l’aborto “diritto umano”

22/06/2021 Off Di   Maria Giovanna Ruffoni   In   Società   

Il prossimo 23 giugno l’Europa sostenitrice dei diritti “pop”, discuterà presso il Parlamento Europeo la mozione relativa al Rapporto Matić, per chiedere a tutti gli Stati membri di riconoscere l’aborto come prestazione sanitaria essenziale e come un diritto umano.[1]

Premessa fondamentale: il relatore è il croato Predrag Fred Matić che ha promosso e depositato, presso la Commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, la relazione “sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’UE, nel quadro della salute delle donne” (2020/2215(INI)).

Addentrandosi nella faticosa lettura, si apre però un nuovo decalogo a promozione e sostegno di tutto ciò che è oggi all’ordine del giorno sulle tonalità arcobaleno, in cui le protagoniste delle storie di promozione e tutela sono: “le donne e le ragazze sia trans che cisgender, le persone non binarie, le lesbiche e le donne bisessuali e intersessuali” affinchè godano di un accesso paritario ai servizi e ai diritti concernenti la salute sessuale e riproduttiva. E più ne ha, più ne metta. Per poi assistere alla degradazione infima e spregevole di classificazione dell’aborto ad una mera pratica di erogazione di prestazione sanitaria essenziale.

Diciamo, onestamente e con tristezza, che il pretesto di ridiscutere tematiche riguardanti l’aborto è solo una goccia di quell’oceano di mostruosità atte alle loro rivendicazioni ideologiche, in cui, indipendentemente dall’età e dal consenso dei genitori- madre e padre-, lo stato deve tutelare chi sarà l’ulteriore vittima del sistema. Ma chi può veramente considerarsi vittima? Ancora una volta riecheggia l’uso strumentale di una propaganda contro la tutela del concepito e della gestante stessa, che in questo multimilionario “paese dei balocchi” non diventano fulcro di politiche assistenziali e sociali, ma di mera propaganda.

A questo si aggiunge l’esplicita condanna dei medici e della loro obiezione di coscienza nel praticare prestazioni sanitarie, calpestando così automaticamente le proprie convinzioni personali. Ci ricorda qualcosa di strettamente attuale? Dalle parti di “Zan-olandia” a qualcuno staranno fischiando le orecchie…

Un pensiero che purtroppo sta diventando azione legittimata, nonostante la disciplina sull’aborto non sia materia di competenza dell’Unione Europea, ma i temi riguardanti l’educazione e la politica sanitaria sono di competenza degli Stati membri. La risoluzione Matić, decorata di proposizioni ideologiche a favore della contraccezione e del gender, violerebbe anche la legge 194 adottata in Italia. Come nella maggior parte dei paesi europei, infatti, anche in Italia l’aborto non è un diritto. Difficile a credersi, ma per quanto sia ancora scritto nero su bianco ricordiamocelo.


[1] RELAZIONE sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nell’UE, nel quadro della salute delle donne (europa.eu)