Né “tradizionale” né “arcobaleno”. Famiglia

Né “tradizionale” né “arcobaleno”. Famiglia

16/11/2023 Off Di   Ecate   In   Officina   

Prendiamo in esame estratti di un articolo di Repubblica pubblicato l’8 novembre 2023 con l’obiettivo di analizzare e comprendere le ragioni del progressivo abbandono dei  valori definiti “tradizionali”.  Come non cominciare, dunque, dal concetto di Famiglia. “La famiglia?”, recita il pezzo, “La generazione Z ha le idee ben chiare: l’89% dei giovani ritiene che qualsiasi persona in grado di curare e amare un figlio possa formare una famiglia, riconoscendo quindi che l’amore e la cura sono ciò che conta veramente. Solo il 10,8% mantiene una visione tradizionale della famiglia, format a da una coppia eterosessuale oppure da una persona single con figli.”

Leggiamo le preoccupazioni e le diffidenze dei giovani che non percepiscono la famiglia definita tradizionale come base per un supporto futuro, in quanto la maggior parte è d’accordo nell’affermare che basti l’amore per formarla.

Primo quesito: Cos’è la famiglia? Si limita al concetto di mamma e papà o si estende a sentimenti e valori più ampi che dai ragazzi non più percepiti, per l’appunto? In Italia si parla di 98.000 separazioni e 84.000 divorzi ogni anno, con 48 divorzi ogni 100 matrimoni, il che significa che 1 matrimonio su 2 finisce.

Famiglia, in senso ampio, è una comunità umana formata da persone legate fra loro da un rapporto di convivenza, di parentela (sangue), di affinità, che costituisce l’elemento fondamentale di ogni società, essendo essa finalizzata, nei suoi processi e nelle sue relazioni, alla perpetuazione della specie mediante la riproduzione. Sotto l’aspetto antropologico e sociologico, la famiglia si definisce come gruppo sociale caratterizzato dalla residenza comune, dalla cooperazione economica, e dalla riproduzione. Vi è la famiglia c.d. nucleare: quella costituita dal solo nucleo fondamentale, ossia padre, madre e figli, o anche soltanto marito e moglie. Vi è quella ristretta: gruppo familiare di dimensione esigua, sia che si tratti di fnucleare in senso proprio, sia che includa componenti non legati da vincoli di parentela. Vi è infine la famiglia estesa (in contrapposizione a quella nucleare), ossia unità composta da più famiglie genealogicamente legate nell’ambito di due e anche tre generazioni: padri, figli, figli dei figli.

LA FAMIGLIA “TRADIZIONALE” NON ESISTE

La famiglia “tradizionale”, così come definita comunemente, è spesso, quando non ridicolizzata, accusata delle peggio nefandezze, peraltro consumate dentro scenari che l’abile messaggio progressista disegna come regni idilliaci da Mulino Bianco. “Tradizionale”, inevitabilmente accostato ad un modello strettamente eterosessuale, è quindi da considerare sbagliato ed escludente. In questa operazione di ingegneria linguistica si celano con sorprendente chiarezza (ed efficacia) scopi e obiettivi del pensiero unico dominante, mirati all’accostamento (o al capovolgimento) di frasi, aggettivi e sostantivi del tutto bastevoli a sé stessi per esprimersi al loro meglio.

Il graduale, ma inesorabile allontanamento dalla Tradizione, nel senso più autentico e genuino del termine prima ancora che delle sue accezioni e declinazioni, ha creato mostri. Mostri infelici, votati al culto selvaggio dell’ego. Soli, innanzitutto. E cos’è quindi la Tradizione? “Il complesso delle memorie, notizie e testimonianze trasmesse da una generazione all’altra”, secondo il vocabolario. La consegna, il tramandare, per esprimerne il principio cardine. Tale fondamento non può che scaturire da una coppia di esseri umani di sesso diverso, che un disegno di ordine escatologico ha insignito dell’unicità dei distinti ruoli dell’uomo e della donna.

L’uomo che agisce e la donna che accoglie, l’uomo che insegna la struttura portante e la donna che lenisce e comprende, la razionalità e l’emotivo che si uniscono in copulazione fisica da esseri umani di sesso maschile e femminile per comporre un terzo elemento (figlio/a).

Tipi di un Amore trasmesso in modi diversi, ma unici e che per essere completi e funzionali per lo sviluppo su più piani del terzo elemento-figlio/a devono cooperare insieme e non farsi la guerra. Il concetto di Amore è un cardine all’interno della Famiglia in senso ampio, e l’Amore e il Bene che viaggiano all’unisono, hanno diverse forze e forme per ogni essenza già prevista dal principio.

RITORNO A SE’ STESSI

Porre rimedio è difficile, non impossibile, ma è un processo lento, doloroso, stancante, lungo. Si riparta dall’individuo, ognuno di noi ha l’onere di scoprire chi è, cosa vuole, come si sente, da dove arriva, perché è cresciuto in un certo modo, perché la famiglia d’origine o di riferimento ha fallito in qualche modo. Si riparta da qui, dall’iniziare a prenderci cura di noi stessi e dell’altro simile a noi, si faccia lo sforzo anziché giudicare l’altro di scoprire cos’abbia da insegnarci, si impari di nuovo l’altruismo, quello reale, in casa propria e verso noi stessi. I rapporti e le relazioni umane sono alla deriva. Questa è l’evoluzione, tornare alle origini non significa tornare indietro, ma tornare verso l’alto. Ascendere.

Torniamo però alle righe vergate su Repubblica. “Parlano di famiglia, i ragazzi e le ragazze. E di figli, che hanno timore ad avere senza non aver raggiunto prima stabilità economica e realizzazione professionale, orizzonte ben lontano. Parlano, quindi, di futuro. Quello che preoccupa di più la generazione Z secondo una indagine fatta da ScuolaZoo, alla quale hanno partecipato 3.588 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 24 anni. L’indagine conferma la fragilità dei ragazzi post pandemia al netto di un passaggio di crescita che per ogni generazione è un salto nel buio. E in questo caso a frantumarsi è anche l’idea di famiglia tradizionale, con buona pace della destra sovranista al governo.”

La questione oggi è molto più complessa, influenze politiche e socio- economiche influiscono come fattori determinanti sui prodotti e scelte che pensiamo essere nostri pensieri, ma pilotati da abili avversari della Tradizione. Creare confusione è il loro mestiere, per questo restituire alle cose nomi e identità rappresenta la pietra angolare della cattedrale da ricostruire. 

Ciò passa attraverso il recupero del sentiero, dall’io al sé, dentro ogni individuo, non in solitudine e divisi, ma insieme alla propria famiglia, sia essa di sangue, di comunanza ideale, di aggregazione emotiva (amici) uniti in una aspra lotta contro l’ego tirannico in noi albergante. Questa tirannia egolatria la troviamo compiutamente espressa nel concetto di Benessere, legato però al capitale quindi solo ed esclusivamente votato al materialismo, lontano dal Tutto concettualmente più ampio e spirituale della vita.  Se non vi è benessere, non vi può essere terreno fertile sul quale far germogliare il seme della nuova famiglia. In questa menzogna divenuta mantra per decine di migliaia di ragazzi senza orizzonti si ha la migliore e più chiara espressione di una concezione dell’umano e della sua eterna missione ridotti ad una poltiglia. Come si può dunque iniziare a recuperare terreno? Con una rivoluzione interiore, liberandosi dalle “catene” che ci siamo auto imposti, riscoprendo l’origine ancestrale di ogni nostro essere e ricreare così la migliore forma, arcaica eppure sempre vitale, di Benessere: la Famiglia, congiuntura armonica di salute, forze fisiche e spirituali.