Apologia del meretricio

Apologia del meretricio

08/03/2022 Off Di   Anchise   In   Officina   

È aberrante che delle lavoratrici, pagate profumatamente, versino quanto dovuto al fisco come tutti gli altri? È aberrante che ci siano controlli medico-sanitari su una professione che può potenzialmente comportare rischi per la salute, tra HIV e malattie di ogni tipo? È aberrante che le donne che fanno questa scelta professionale abbiano luoghi idonei dove svolgere il proprio mestiere, evitando il pericoloso mondo della malavita?

Per Laura Boldrini e compagnia, pare di . Eppure soluzioni migliori alla riapertura dei lupanari, vietata in Italia dalla legge n° 75 del 1958 (più nota come Merlin), non se ne vedono all’orizzonte né vengono proposte da tale compagine politica. La legge in questione esprime il principio giuridico del menefreghismo: infatti la prostituzione non veniva giudicata come sbagliata nè veniva vietata; lo Stato semplicemente dichiarava che non voleva averci a che fare, poichè giudicava infattibile o non giustificato l’onere di regolamentarne meglio la professione. Certo all’epoca qualche tutela sindacale in più non avrebbe guastato; ancora più certo è che le visioni spettrali di povere nigeriane che si scaldano bruciando copertoni nelle gelide notti invernali della pianura padana, non rappresentano certamente un miglioramento delle condizioni lavorative delle nostre professioniste in questione.

Probabilmente, secondo Boldrini & co., la cosa aberrante che però non si può dire è che riducendo il costo del sesso vada a ridursi di conseguenza il potere sessuale femminile, che è l’arma più potente e più usata dalle donne per ottenere i loro obiettivi.

Probabilmente è aberrante che un uomo poco attraente non sia costretto ad umiliarsi e prendere una sfilza di rifiuti da donne anche meno attraenti di lui che però, in quanto detentrici di una vagina, hanno opzioni sessuali praticamente illimitate e non esitano a sfruttarle senza ritegno. Certamente invece ciò che rileviamo aberrante nel mondo occidentale è la vergognosa discriminazione che subisce quotidianamente l’uomo medio, e il clima di odio e disprezzo che i media ormai hanno instaurato nei suoi confronti. Non si fa altro che parlare di questioni come “femminicidio” che non ha fondamento dal punto di vista statistico (76% delle vittime di omicidio sono infatti uomini) e nessuno che parli del fatto che gli uomini rappresentino il 93% dei morti sul lavoro e il 97% di quelli in guerra, oppure di come e perché 8 suicidi su 10 sono commessi da uomini (ISTAT).

Eppure, anziché pensare a legalizzare (o meglio regolamentare) un’attività dalla quale, tra l’altro, lo Stato potrebbe guadagnare, c’è chi addirittura vorrebbe rendere ancora più difficoltoso l’accesso degli uomini al sesso mercenario. “Atti osceni” dicono. Osceno, semmai, è uno Stato che salassa in questo modo dei poveri cristi che sono ridotti a pagare per avere una vita sessuale, quando poi per strada certe donne girano tranquillamente mezze nude di pomeriggio nei centri commerciali.

La strada per una società più equa passa attraverso il riequilibrio delle opportunità sessuali di uomo e donna e, a tal proposito, la scelta di regolamentare la prostituzione potrebbe essere sicuramente d’aiuto.

Chiaramente ci sarebbero altri modi per raggiungere l’obiettivo, ma questo è un buon punto di partenza , soprattutto perché è una strategia attuabile senza andare ad interferire direttamente sulla libertà di scelta femminile. Non c’è infatti una coercizione, non si obbligano le donne ad andare con chi non vogliono, bensì si riduce il loro campo di azione ipergamico, perché se un uomo ha a disposizione delle prestazioni sessuali di qualità ad un prezzo ragionevole, sarà meno incline a fare follie per donne che non gli vogliono bene.

Questo poi va anche a vantaggio delle donne stesse, che non vengono più illuse da uomini che fanno loro tante dichiarazioni di affetto dissimulando più o meno maldestramente la loro esclusiva intenzione di pucciare il biscotto, ma soprattutto va a vantaggio della società, che si ritrova con un nuovo e importante gettito all’erario e si trova a fronteggiare una minore criminalità, sia ad opera di criminali comuni, sia da parte di organizzazioni criminali che si occupano nello specifico di tratta di schiave.

Circoscrivere l’attività della prostituzione a determinati luoghi appositamente adibiti e sotto stretta sorveglianza renderebbe infatti più facile per le forze dell’ordine individuare i vari fenomeni di sfruttamento. Una volta stabiliti questi limiti, si potrebbero poi benissimo anche condannare i clienti che si rivolgono al mercato delle stradali poiché, in questo nuovo quadro, sarebbero consci di alimentare il sistema criminale.

Alla luce delle considerazioni appena fatte, appoggiare una politica di regolamentazione crediamo sia scelta doverosa per chiunque abbia a cuore gli interessi della collettività e non solo di una parte di essa. Chi si rifiuta di contemplare questa possibilità non si riempia la bocca con la parola “equità”.

Concludiamo con una rapida guida ad un test di dissonanza cognitiva che silenzierà seduta stante ogni possibile lagna femminista o di tuttə colorə che sono riuscitə a giungere al termine dell’articolə. Prontə?

Prendete questo umile pezzo e sostituite i termini “puttanazza”, “battona”, “eterea”, etc etc, con lo scintillante e progressista “sex worker”. E ovviamente propinatelo surrettiziamente in un altro blog. Magicamente lo stesso contenuto si trasformerà in qualcosa di molto illuminato e de sinistra; inspiegabilmente non odorerà più di patriarcato ma emanerà aromi di feminine empowerment. Ma i concetti restano gli stessi, se non è zuppa è pan bagnato, così come uguale rimane il profumo delle donne che costituiscono l’altra metà del cielo, sante o puttane che siano.