Ci è cascato anche Barbero

Ci è cascato anche Barbero

27/10/2021 Off Di   Redazione   In   Officina   

Da qualche mese assistiamo ad una ripresa, sempre più costante, di gogne mediatiche, che toccano trasversalmente tutte le figure che possono essere in un certo qual modo “ingombranti”. La notizia della macchina del fango contro Barbero ha lasciato, quasi tutti, esterrefatti. Pur non condividendo molte delle sue tesi, qualcosa ci spinge a difenderlo. Quel qualcosa è la libertà di espressione e di opinione. Infatti, il prof Barbero viene dato in pasto all’odio online, come un troglodita qualsiasi, solo per avere
rilasciato questa intervista.


“Premesso che io sono uno storico e quindi il mio compito è quello di indagare il passato e non presente o futuro, posso rispondere da cittadino che si interroga sul tema. Di fronte all’enorme cambiamento di costume degli ultimi cinquant’anni, viene da chiedersi come mai non si sia più avanti in questa direzione. Ci sono donne chirurgo, altre ingegnere e via citando, ma a livello generale, siamo lontani da un’effettiva parità in campo professionale. Rischio di dire una cosa impopolare, lo so, ma vale la pena di chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. È possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda. Non ci si deve scandalizzare per questa ipotesi, nella vita quotidiana si rimarcano spesso differenze fra i sessi. E c’è chi dice: “Se più donne facessero politica, la politica sarebbe migliore”. Ecco, secondo me, proprio per questa diversità fra i due generi.” 


Sui giornali appare invece questo:


“Rischio di dire una cosa impopolare, lo so, ci sono differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi, le donne mancano di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad
affermarsi”.


Su questo aspetto vale la pena dedicare un minimo di attenzione, poiché come afferma Gabriele Zuppa, “è con la superficialità degli atteggiamenti quotidiani, con la banalità – per dirla con Hannah Arendt – della polemica meschina che danneggiamo quel confronto dialettico e veramente scientifico in cui consiste innanzitutto una democrazia”. Parole comprensibili, che paradossalmente trovano concordi pressoché tutti coloro i quali si rifanno ad una qualsiasi idea del XX secolo; il che lo rende abbastanza traumatico. Parafrasando un discorso di Nigel Farage al Parlamento Europeo: “Sembra di vivere in un romanzo di Agatha Christie, nella quale un po’ tutti si guardano in faccia e pensano “chi sarà il prossimo?”.


Si resta sgomenti di come una certa parte politica, abbia una cultura profondamente verticistica, e come tale cultura sia diventata egemone nel panorama odierno, tale per cui esponenti del mondo accademico, anche se palesemente di sinistra come Barbero, vengano mediaticamente uccisi solo per avere fatto intendere vagamente di essere contro le massime verità politicamente corrette. Infatti, questa cultura verticistica ha un grande limite, il limite della sostituzione del giudice per interessi legati alla assoluta fedeltà. Basti pensare alla fine che ha fatto Santoro, il grande ideatore e pioniere di questa inquisizione, ormai relegato a fenomeno etereo, quasi inesistente. Fossimo nei panni di uno tra questi giornalisti non dormiremmo sonni tranquilli, poichè, prima o poi, la loro onestà intellettuale li punirà per sempre e riposti nel cassetto sottochiave. Forse solo il silenzio della notte li porrà di fronte al loro grande errore. Perciò, se anche lontano anni luce da noi, lo sforzo da fare è quello di difendere strenuamente chi subisce queste inquisizioni mediatiche e di avere il coraggio di dire che la libertà di stampa deve avere il limite del rispetto dell’uomo. Come tutte le libertà, se eccessivamente alimentate finiscono per limitare altre libertà. Poiché il vivere all’interno di uno stato, una comunità, non è quasi mai dettato da una sola scelta, ma da un arduo, difficilissimo lavoro di equilibrio.