Le catene (digitali) dell’Europa

Le catene (digitali) dell’Europa

14/09/2023 Off Di   Maria Giovanna Ruffoni   In   Officina   

Il Digital Services Act (DSA) dell’Unione Europea è entrato ufficialmente in vigore. A partire dal 25 agosto 2023, giganti della tecnologia, ma anche profili minori e altri dovranno rispettare una legislazione radicale che ritiene le piattaforme online legalmente responsabili per i contenuti da loro pubblicati. Anche se questa nuova legge è stata approvata nell’UE, si preannunciano effetti globali di vasta portata man mano che le aziende adegueranno le loro politiche per conformarvisi, ma soprattutto effetti sugli utenti.

L’obiettivo generale è quello di promuovere ambienti online più sicuri. Secondo le nuove regole, le piattaforme online dovranno implementare modi per prevenire e rimuovere i post contenenti beni, servizi o contenuti illegali, fornendo allo stesso tempo agli utenti i mezzi per segnalare questo tipo di contenuti. Tutto giustissimo nel buco nero dell’online, se non fosse che in questo bollitore cosa sia ritenuto giusto e cosa sia ritenuto sbagliato è dettato sempre dal politically correct.

Il DSA vieta la pubblicità mirata basata sull’orientamento sessuale, la religione, l’etnia o le convinzioni politiche di una persona e pone restrizioni sul targeting degli annunci per i bambini. Richiede inoltre che le piattaforme online forniscano maggiore trasparenza sul funzionamento dei loro algoritmi. Si stabiliscono, inoltre, regole aggiuntive per quelle che considera “piattaforme online molto grandi”, costringendole a dare agli utenti il diritto di rinunciare ai sistemi di raccomandazione e profilazione, condividere dati chiave con ricercatori e autorità, cooperare con i requisiti di risposta alle crisi ed eseguire audit esterni e indipendenti.

Quali piattaforme online sono interessate? L’UE considera le piattaforme online molto grandi, o i motori di ricerca online molto grandi, come quelle con oltre 45 milioni di utenti mensili nell’UE. Finora, l’UE ha progettato 19 piattaforme e motori di ricerca che rientrano in tale categoria, tra cui: Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple App Store, Booking.com, Facebook (Meta), Google Play, Google Maps, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter, Wikipedia, YouTube, Zalando, Bing, Google Search.

L’UE richiederà a ciascuna di queste piattaforme di aggiornare il proprio numero di utenti almeno ogni sei mesi. Se una piattaforma ha meno di 45 milioni di utenti mensili per un anno intero, verrà rimossa dall’elenco. Cosa succede se queste piattaforme non sono conformi? Le piattaforme online non congrue potrebbero essere multate fino al 6% del loro fatturato globale. Il Coordinatore dei servizi digitali e la Commissione avranno il potere di “richiedere azioni immediate ove necessario per affrontare danni molto gravi”. Una piattaforma che si rifiuta continuamente di conformarsi potrebbe vedersi imputare una sospensione temporanea di fruizione nell’UE.

Non esiste nessun altro atto legislativo al mondo che abbia questo livello di ambizione di regolamentare i social media, i mercati online, le piattaforme online molto grandi (VLOP) e i motori di ricerca online molto grandi (VLOSE). Non si controlleranno solamente le prestazioni delle piattaforme, ma il singolo utilizzo e contenuto di ogni utente.  Ci sarà un vero e proprio impatto sulla libertà di espressione e sulla libertà dei media.

Il presente regolamento si applicherà a decorrere dal 17 febbraio 2024.

Ma sotto cosa si nasconde? Quello che leggeremo e troveremo nella navigazione online sarà ulteriormente controllato e manipolato, basti pensare alle notizie che circoleranno anche in ambito economico e soprattutto politico. Quale sarà dunque il test dei mezzi per la veridicità delle news o l’attendibilità di pseudo profili? Questo lo scopriremo…(ma temiamo già di saperlo)