Metaverso di traverso

Metaverso di traverso

15/01/2022 Off Di   Gianluca Kamal   In   Officina   

Era già in corso, si può affermare anzi come nel 2021 da poco spentosi, dopo i nemmeno troppo timidi prodromi del 2020, abbia prepotentemente intrapreso una brusca e vertiginosa accelerazione sulla via della trasformazione radicale del sistema socioeconomico sulla cui base si è retto sinora il globo. La Quarta Rivoluzione (post) Industriale, quella tratteggiata fin nei dettagli da Klaus Schwab e dal Forum di Davos che presiede, viaggia a ritmo sostenuto, e ogni giorno che passa disvela aspetti e implicazioni i quali, se ancora non hanno goduto di adeguati approfondimenti dedicati da parte del c.d. mainstream, di certo hanno già cominciato a interessare settori professionali e concezioni di vita in misura non indifferente. La rivoluzione digitale, cifra essenziale del complessivo processo di affrancamento da un mondo non più ritenuto in grado di garantire risposte possibili a domande impossibili, passerà per una nuova, potente piattaforma tecnologica perfettamente aderente alla prospettiva ultima di un uomo nuovo, un essere umano “aumentato” delle proprie capacità fisiche, intellettuali e creative, in grado di debellare le malattie e anelare persino alla vita eterna. E’ il “Metaverso”. Non più fantascienza, non più sporadiche trovate di qualche cyber-nerd alla continua ricerca di ragioni per giustificare la propria esistenza sul pianeta. Se ne parla nei media istituzionali, e mentre scriviamo non è passato molto tempo dalla benedizione di Bill Gates che, tra le righe del suo consueto messaggio di fine anno pubblicato sul suo blog GatesNotes, parla del Metaverso come di “una nuova frontiera della comunicazione digitale che cambierà il mondo entro pochi anni”. Per quanto blasfemo possa suonare persino in un mondo che di Dio ha scelto di fare a meno, non vi sono oggi parole più meritevoli di ascolto di quelle dal sapore profetico pronunciate dal fondatore di Microsoft così lodevolmente sensibile ai problemi dell’umanità.

Il Metaverso propone un universo parallelo tridimensionale di realtà virtuale e aumentata dove avatar digitali si incontreranno in numero illimitato. Le persone saranno dotate di occhiali specializzati e di tutto un equipaggiamento tattile evoluto, che permetterà loro di sentire e toccare cose remote in tempo reale, giungendo così ad una compiuta fusione tra realtà e finzione. Non fu peraltro lo stesso Schwab, ingegnere del Grande Reset, a descrivere a chiare lettere quest’ultimo approdo come l’imminente “fusione dei mondi digitale, biologico e fisico”, lasciando così intravedere quella nozione “transumana” del mondo secondo cui l’umanità altro non è definibile che come un processo in costante evoluzione? Un mondo algoritmico di esperienze casuali dove si è qualunque cosa si diventi. Schwab, come Gates, ma anche come scrittori come Yuval Noah Harari, parlano per una classe progressista di scienziati, uomini d’affari e studiosi di Big Data e di Silicon Valley, che si sono autoinvestiti della missione di cambiare la natura umana e la realtà attraverso questo e altri artifici, dichiarando aperta guerra ad ogni prospettiva d’ordine metafisico.

Vi sono, a nostro avviso, tre ordini di questioni intorno al tema Metaverso:

  1. la creazione di un mondo illusorio senza conseguenze o significato porta le persone, gli “utenti finali”, a recidere i legami con il tempo e la realtà, potendo sfidare la natura compiendo azioni impossibili, come, ad esempio, camminare sulla luna o guardare una partita di baseball dalla pedana del lanciatore. Ogni fantasia, anche la più macabra, può divenire realtà nel Metaverso. Ed è piuttosto semplice intuire come un mondo così isolato e scollegato dalla realtà e dalla natura delle cose possa alimentare intemperanze frenetiche e ricadute psicologiche e sociali alquanto ardue da governare o contenere nell’alveo di quella che ancora ci ostiniamo a denominare “convivenza civile”;
  2. l’identità è equiparata alla scelta. Il paradigma post-moderno permette già ad una persona di autoidentificarsi come qualcos’altro. Il Metaverso rovescia la percezione albergante unicamente nella mente della persona, per fare di essa invece il modello perfetto di ciò che desidera e non può essere. Non deve essere necessariamente un singolo essere, ma una cacofonia di esseri senza unità in un mondo fantastico. E’ la realizzazione di una idea distorta di libertà che si ribella alle limitazioni contingenti della natura umana, potendo trasformare gli individui negli dei assoluti delle loro fantasie;
  3. con il Metaverso cala il sipario sulla centralità della visione metafisica della vita. La natura umana in particolare l’anima richiedono una comprensione razionale di sè e dell’universo. La metafisica si definisce per questo come un’indagine filosofica sui principi e le cause ultime. Attraverso la comprensione dei disegni divini, le persone vedono che lo scopo dell’esistenza trascende le limitazioni fisiche e sociali, destinate come sono a proseguire un cammino verso la redenzione.

Forse non tutte le applicazioni contenute nel Metaverso confluiranno in piani distruttivi per l’umanità. Eppure, tutto pare così ampiamente e diffusamente documentato e pianificato da rendere ridicoli non soltanto cospirazionismi e dietrologie di varia (e avariata) risma, ma persino tutte quelle necessarie prudenze che si adottano nel voler immaginare lo scenario peggiore. La strada però sembra tracciata. Il processo di decadenza della modernità proseguirà lungo il suo corso: dall’interesse egocentrico all’auto-gratificazione, all’auto-immaginazione, all’auto-annientamento. Un inferno (virtuale) sulla terra.