Oggi non si affitta, domani nemmeno

Oggi non si affitta, domani nemmeno

30/08/2023 Off Di   Anchise   In   Giornale di bordo   

Ospiti del seminario promosso da Bran-Co Jacopo Coghe (vicepresidente di Pro Vita & Famiglia Onlus) e Silvia Scurati (consigliere regionale della Lombardia)

Non è la prima Festa del Sole che vede i temi della famiglia, dell’identità e dei diritti di nuovo nella rosa degli argomenti che verranno trattati durante questa giornata caratterizzata da molteplici approfondimenti. In particolare quest’anno parliamo di diritti: diritti del nascituro a conoscere i propri genitori (quelli veri, che sono due e solo due eterosessuali); diritti della donna a non vedersi strappato dal grembo il frutto del seno suo.

Per tutelare questi diritti, è necessario definire dei reati. È recente la proposta di legge per tramutare il reato di utero in affitto (già istituito in Italia nel 2004) in universale ovvero riconosciuto e perseguito anche se svoltosi all’estero. Poichè spesso è proprio all’estero che esso avviene e da dove la filiera dei bambini muove i suoi passi, è meglio dunque farsi trovare preparati.

Come funziona quella aberrante industria nota comunemente come quella dell’”utero in affitto”, vanamente edulcorata in “maternità surrogata” o “gestazione per altri”? In primis, si dimostra in un millisecondo l’ottusa ipocrisia di questa grottesca operazione semantica: è sufficiente visitare uteroinaffitto.com per capitare sulla home della BioTexCom, un colosso del mercato che campa sul grembo di centinaia di donne dell’Est Europa che difficilmente sfornano bambini per puro piacere.

La maternità surrogata è severamente vietata dal nostro ordinamento giuridico con la legge n°40 del 2004. Intendiamoci, non è che sia necessaria la legge dell’uomo per poter a buon diritto bandire per sempre iniziative simili dalla faccia della terra. E, anche qualora non si avesse personale convinzione nella legge divina, basterebbe un accenno di quel famoso “buon senso comune” o una vaga idea di cosa sia un diritto umano: certo, meno si umanizzano feti e neonati, più diventa facile scartarli oppure barattarli con denaro. Ecco allora il “sogno”, il desiderio chiamato bebè: un feticcio, un pupazzo, il cicciobello di quando si era bambini, l’oggetto delle proprie premure.

Qui però non è più soltanto una questione politica, stavolta non finisce in caciara, non ci sono altarini per spostare dei voti, nemmeno sotto elezioni: qua l’indignazione è bipartisan, o trasversale se l’anglicismo non piace. Buon segno per chi ancora spera di trovare dei principi inalienabili nel cuore delle persone, e che desidera che certa fantascienza rimanga nei libri, a testimonianza di qualcosa che poteva essere ma grazie alla nostra lotta non è stato.

Ciò che lascia di stucco non è purtroppo che pochi trafficanti lucrino su questo mercato, né che pochi facoltosi si tolgano lo sfizio della genitorialità ad ogni costo. Ciò che suscita sentimento è che *molti* plaudano a questi secondi, facendo per di più finta che i primi non esistano, che tutto avvenga per volontariato, che vi siano pie donne ansiose di affrontare gravidanze alla bisogna, pro bono, per la gloria ed una pacca sulla spalla da parte del committente.

Non è così invece, e sono in pochi ad avere il coraggio di affermare una realtà molto molto chiara, addirittura cristallina. Un esempio? Le femministe, quelle vere, mica la vulgata instagrammoide che ci sciupa gli organi sensoriali. Pare che siamo in buona compagnia.

Di tutto questo ed altro parleremo durante l’incontro promosso da Bran-co ETS all’interno della Festa del sole edizione 2023 in programma il 9 settembre. E speriamo un domani di non doverne davvero parlare mai più.