I dieci “comandamenti” della tirannia moderna

I dieci “comandamenti” della tirannia moderna

14/01/2024 Off Di   Redazione   In   Parole armate   

a cura di KEK_KILLS_MOLOCH

Viviamo in un’epoca di complessità senza precedenti, dove la libertà è un concetto sfumato e spesso controverso. La ponerologia politica, ossia lo studio dei meccanismi di potere e controllo nelle società umane, ci offre strumenti critici per comprendere e navigare nel panorama attuale. In questo contesto, proponiamo una riflessione articolata in dieci comandamenti che mirano a smascherare le dinamiche di potere e manipolazione nelle società moderne.

  1. Manipolazione dell’Individuo: le strutture di potere spesso dipingono l’essere umano come intrinsecamente incapace, giustificando la necessità di un controllo esterno. Questa manipolazione si manifesta attraverso la polarizzazione e l’etichettatura degli individui in categorie rigide, limitandone così la libertà di pensiero e di espressione (fascisti, antifascisti, femmine, maschi… tutti con attributi fortemente positivi o negativi)
  2. Autorità Assoluta e Onnipresente: le tirannidi si sostengono attraverso un potere centralizzato che invade ogni aspetto della vita individuale. Il pericolo emerge quando vengono imposte regole inflessibili e viene sostituita l’etica tradizionale con un’ideologia dominante, limitando le scelte personali.
  3. Mobilitazione Senza Riflessione: l’incoraggiamento di movimenti di massa privi di pensiero critico è un tratto distintivo dei regimi autoritari. Questa strategia riduce complesse questioni sociali a slogan semplicistici, promuovendo azioni emotive piuttosto che razionali (Ultima generazione o i “gretini”)
  4. Supremazia dell’Approccio ‘Scientifico’: l’abuso della scienza per giustificare politiche oppressive è una tattica comune. Questo avviene quando le teorie scientifiche vengono manipolate per sostenere agende ideologiche, trascurando le implicazioni sociali e umane (gli esempi, nella fattispecie, si sprecherebbero)
  5. Smantellamento delle Tradizioni: le strutture tradizionali come la famiglia, la religione e le comunità vengono minate per imporre visioni progressiste radicali. Questo processo include la revisione della storia e la demolizione di valori consolidati, spesso senza considerarne le conseguenze.
  6. Indottrinamento di Massa: l’educazione diventa uno strumento di propaganda: i giovani vengono allontanati dai loro contesti familiari e culturali per essere plasmati secondo l’ideologia dominante (ad esempio, la teoria gender nelle scuole)
  7. Pragmatismo al di sopra della Verità: la verità viene sacrificata sull’altare dell’utilitarismo politico. In questi contesti, le menzogne vengono giustificate come necessarie per il “bene comune”, erodendo la fiducia nelle istituzioni e nella conoscenza oggettiva.
  8. Esperimenti sociali su larga scala: le riforme radicali vengono implementate senza un’adeguata considerazione delle loro conseguenze. Questo approccio riflette un desiderio di potere e controllo piuttosto che un autentico interesse per il miglioramento della società.
  9. Soppressione del dissenso: la censura e la repressione di opinioni divergenti sono strumenti chiave per mantenere l’omogeneità ideologica. Questo si traduce nella limitazione della libertà di espressione e nella persecuzione di chi osa sfidare la narrativa ufficiale.
  10. Giustificazione della Coercizione: l’uso di metodi coercitivi, incluso il ricorso alla violenza, viene spesso legittimato in nome del “bene comune”. Tale approccio trasforma l’attivismo in una forza oppressiva, che giustifica azioni violente per
    imporre una visione distorta della realtà.

Attraverso la comprensione di questi dieci comandamenti, dobbiamo essere invitati a intraprendere un percorso di valutazione critica e comprensione profonda della società. Questo approccio non solo arricchisce il nostro esercizio intellettuale, ma ci spinge anche a tradurre questa consapevolezza in azione, liberandoci dalla retorica dominante.

Concludendo, la nostra società contemporanea, rivela un crescente velo di tirannide che si maschera dietro logiche di potere sofisticate e parole culturalmente cariche. Fenomeni come l’antifascismo ne sono un esempio lampante: come può esserci un antifascismo in assenza di fascismo? Questo porta a una riflessione più ampia sul modo in cui certi termini e concetti vengono utilizzati meno per descrivere realtà oggettive e più come strumenti di controllo sociale e politico. In questo contesto, le élite culturali dell’Occidente emergono come “generatrici continue” di conflittualità a bassa intensità. Da un lato, queste élite distraggono l’attenzione pubblica con scandali, crimini sensazionali e argomenti di poca sostanza, mentre dall’altro lato armano gli “stupidi”, coloro che accettano passivamente tali narrazioni senza esercitare un pensiero critico.

In questo modo, le manovre più “scomode” e le verità più inquietanti vengono facilmente occultate.
Questa doppia strategia serve a mantenere lo status quo, permettendo alle élite di manipolare le masse senza incontrare significative resistenze. Il pericolo qui è duplice: non solo viene soppressa la diversità di pensiero e opinione, ma si crea anche un ambiente in cui la verità diventa sempre più sfuggente e soggettiva. In un mondo in cui la verità è flessibile e la realtà è una questione di percezione, il potere di
definire e controllare queste narrazioni diventa una forma di tirannia in sé
.

È essenziale, quindi, rimanere vigili e critici nei confronti delle narrazioni che ci vengono presentate, riconoscendo gli strumenti di manipolazione e controllo sociale per quello che sono. Solo attraverso un impegno comunitario nella ricerca della verità e nel sostegno alla diversità di opinioni e prospettive, possiamo sperare di sfidare efficacemente questi meccanismi di potere.